Il tarlo della passione per la Petanque si è insinuato in lui per il puro desiderio di giocare. E senza doversi spostare più di tanto, come accade nella maggioranza dei casi per altri sport. Michele Ferrero, nato il 29 dicembre del 2006, la sua palestra, la sua bocciofila, c'è là accanto a casa. Uno spiazzo dove non occorrono orari, misure, e regolamenti per sfogare il proprio istinto. E ascoltare il continuo clangore delle bocciate che si perde nel silenzio di Aisone, il paese dove risiede, tra le montagne della Valle Stura di Demonte, in provincia di Cuneo. Il gioco che diventa sport; voglia di confrontarsi, non più con papà Flavio, ma con coetanei nel rispetto delle regole.

 

“Il vero inizio – dice Michele – quello ufficiale, risale a tre anni fa, quando mi sono tesserato per la società Luigi Biarese di Demonte. Lì ho trovato un bel gruppo di ragazzi e tutti i venerdì ci alleniamo grazie agli insegnamenti impartiti dagli istruttori, mio padre, che gioca nel campionato di Promozione, e Marco Damiano. Facciamo attività giovanile con un campionato regionale a 6 squadre. Purtroppo abbiamo potuto disputare soltanto due giornate a causa dell'interruzione per il Covid. Io, pur di giocare, naturalmente dove mi è consentito, disputo anche gare con gli adulti”. Ferrero, che frequenta la prima media superiore alla Scuola Agraria di Cuneo, confida di preferire la bocciata all'accosto, ma non si crea problemi di sorta. Due anni fa a Imperia ha colto il suo primo successo, vincendo la Coppa Italia Giovanile con la selezione del comitato di Cuneo. La sua crescita non è passata inosservata.

 

Davide Dalmasso, nonostante abbia iniziato a giocare a calcio fin dalla prima elementare nelle file giovanili del Demonte, sport poi abbandonato, si è dedicato anima e corpo alla sua grande passione: la Petanque.

Non ha campioni ai quali ispirarsi perchè, come sottolinea: “Sentirne solo parlare non basta. Leggo di Diego Rizzi e del suo palmares, ma sarei felice di poterlo vedere all'opera. Vedere i suoi colpi. E quelli di molti altri fuoriclasse, perchè ritengo che in ogni sport ci siano personaggi di riferimento, campioni dai quali noi giovani possiamo trarre esempi ed emularne le imprese, a tutto vantaggio della crescita”.

Intanto, già l'aria pregna di allori e di tradizioni che Michele respira nella storica Luigi Biarese (due scudetti di A e innumerevoli piazzamenti nelle prime quattro),  dove è cresciuto il plurititolato Stefano Bruno, può costituire una buona base di partenza per il suo futuro, che lui sogna si tinga quanto prima di azzurro.

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