Alberto Borghesi è un atleta paralimpico, con una disabilità psicomotoria, dell’ASHA Pisa di Pontedera. 40 anni festeggiati lo scorso 26 aprile; lo sport delle bocce hanno rappresentato uno spaccato importante della sua vita. Il giocatore toscano, infatti, ha iniziato l’attività sportiva boccistica all’età di 16 anni.

 

“Da ragazzo praticavo il tennis, ma il fatto di avere continue crisi epilettiche non faceva star tranquilli i miei genitori, che sono venuti a contatto con il mondo delle bocce e mi hanno fatto provare questa nuova disciplina – racconta Alberto Borghesi, supportato nell’intervista dalla madre Marisa Cupelli – All’epoca già operava l’ASHA Pisa, così ho iniziato a frequentare questa associazione, grazie alla quale ho conosciuto altre persone, sia con Disabilità Intellettivo Relazionali sia in carrozzina”.

 

Borghesi ha partecipato, nella sua lunga carriera, a tantissime gare, vincendo quattro titoli nazionali tra i DIR (tre individuali e uno a coppia con Nico Lecci, ndr).

 

“Ricordo con piacere quei successi, così come mi sono rimaste impresse le vittorie, individuale e coppia, a Romans d'Isonzo in una importante competizione paralimpica”, ha sottolineato Alberto Borghesi.

 

“Il 2020 è stato un anno particolare e ci siamo allenati pochissimo – le parole dell’atleta dell’ASHA Pisa – A settembre avevamo ripreso, ma a ottobre ci siamo dovuti fermare nuovamente. Purtroppo, dovendoci spostare da Castelfranco di Sotto, dove non abbiamo bocciodromi della Raffa, a Monsummano Terme, ci alleniamo una sola volta a settimana. Di solito ci alleniamo una volta alla settimana, con un istruttore Tecnico di Specialità di Primo Livello, Gianni Tempesti. Ora, invece, dobbiamo star fermi”.

 

“La FIB Toscana è molto attenta per i nostri ragazzi – ha precisato Marisa Cupelli, madre di AlbertoIn questo periodo ci ha fatto recapitare i kit per poter giocare a casa. Questa iniziativa, per noi, è stata importantissima”.

 

Marisa Cupelli ha preso il testimone del marito, Giorgio Borghesi, che creò il gruppo di cui fa parte Alberto. “È stato lui il vero deus ex machina, un vero trascinatore per i nostri ragazzi – ha spiegato Marisa CupelliNel 2017 è venuto a mancare, così in sua memoria, nel mio piccolo, sto cercando di portare avanti il gruppo”.

 

“Sarebbe importante, sempre nella massima sicurezza, che gli atleti paralimpici possano tornare a praticare la propria disciplina sportiva – ha concluso Marisa Cupelli, che esprime il desiderio di suo figlio – L’emergenza sanitaria lascerà uno strascico dal punto di vista psicologico, soprattutto per le categorie più deboli. Lo sport consente loro di socializzare e integrarsi. In questo periodo, invece, Alberto, e come lui tanti, lo vedo più chiuso e taciturno del solito. Speriamo che nel 2021, quanto prima, i nostri ragazzi possano riprendere a giocare e divertirsi. Per loro sarebbe un vero e proprio toccasana”.

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