Il suo nome è Andrea Bagnoli e, per chi ancora non lo sapesse, è uno dei più grandi interpreti della specialità Raffa. Nella sua straordinaria carriera ha vinto quattro titoli Mondiali, tre Europei e quattro Italiani, oltre a una moltitudine di altre competizioni. Classe 1962, di Castenaso (Comune in provincia di Bologna), milita ora nella Codognese 88, con cui si appresta a disputare il campionato di Serie A2. Ha mosso i primi passi a quindici anni, quando si è tesserato per Castenaso, la bocciofila del suo paese. “È avvenuto tutto casualmente. Un amico mi chiese di accompagnarlo alla bocciofila e, osservandolo giocare, mi appassionai a mia volta”, dichiara il campione. “Prima di specializzarmi nel tiro (il sottomano di Bagnoli è leggendario, ndr) feci il puntista proprio di questo mio amico. In Nazionale venivo impiegato soprattutto come bocciatore. Con l'avanzare dell’età e gli impegni della vita, mi sono orientato verso l'accosto”. Tecnica sopraffina, umiltà e sportività: queste le doti del fuoriclasse Andrea Bagnoli. “Il momento per me indimenticabile è quello della mia prima vittoria da individualista. Si trattava di una provinciale, nella categoria Allievi”. Rispetto a tutti i titoli che avrebbe conquistato da lì a qualche anno, pare quasi paradossale che il grande Bagnoli ricordi con commozione quel piccolo trionfo. Eppure: “Avevo sedici anni, era estate. Giunsi alla Imolese con lo scooter. In finale superai Gabrio Galletti, che purtroppo ci ha lasciato prematuramente. Diventammo amici inseparabili, oltre che compagni di gara. Ciò che mi colpì di quell'incontro fu il bocciodromo gremito: all'inizio la cosa mi intimidì, poi si sciolse l'emozione e giocai bene. Vincere fu per me una soddisfazione immensa, perché da quel momento in poi compresi le mie potenzialità. Gareggiavo da circa un anno e mezzo, senza ottenere risultati soddisfacenti: finalmente la vittoria mi sbloccò”. In futuro Bagnoli avrebbe giocato per quattro anni con Franco Toschi, “il primo con cui vinsi gare nazionali. Imparai molto da lui”. Il campione emiliano si sofferma sulle lunghe trasferte: “Gli altri ragazzi ed io non vedevamo l'ora che arrivasse il giorno della gara. Partivamo insieme e, nonostante i viaggi infiniti, ci divertivamo sempre. E questo è ciò che consiglio ai più giovani: non abbiate l'assillo del risultato. Preparatevi adeguatamente, sì, però divertitevi”.

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