Le bocce, per lui, non hanno segreti. Nato a Roseto degli Abruzzi nel 1950, Dante D'Alessandro è il Maradona della Raffa. Milita nella Primavera-Città di Sora, in Serie A2 e ha al suo attivo quindici Mondiali (di cui cinque individuali), due Europei e quattro titoli italiani, oltre a una miriade di altri trofei. Possiede uno stile di gioco inimitabile, diventato un “cult”, persino oggetto di studio nelle scuole bocce di tutto il mondo. “Il mio primo cartellino risale al '69, sebbene abbia iniziato a praticare nel '71, al termine del servizio militare”, dichiara. Fu inserito subito nei seniores, non avendo giocato in età giovanile. Alla De Merolis ha formato, con Renato Scacchioli, una delle coppie più forti di tutti i tempi: “Abbiamo giocato insieme per diciassette anni. Ci univano il rispetto e l'amicizia”. Ricorda il primo Mondiale, disputatosi nel 1983, in Svizzera: “Fino alla semifinale il Ct Piero Bassi mi aveva inserito nelle formazioni di coppia e di terna. Nella finale, invece, il tecnico mi aveva chiesto di sostituire Afro Molinari nell'individuale. La conquista del titolo, giunta dopo aver battuto il padrone di casa, Brenno Poletti, fu per me una gioia immensa”. Il Dante “nazionale” fu il primo a comprendere l'importanza della preparazione atletica, nelle bocce: “Un mio caro amico, nonché insegnante di educazione fisica, elaborò per me un programma di allenamento specifico. Il mio obiettivo, del resto, era diventare un vero atleta”. D'Alessandro occupò l'incarico di coordinatore delle Nazionali delle tre specialità dal 2008 al 2016. E sui giovani: “Ritengo si debbano sperimentare nuove soluzioni, per coinvolgerli. Personalmente punterei sui giochi alternativi e di squadra”. Qual è il segreto per diventare un campione? “I grandi giocatori sono completi: sanno accostare, tirare di soprammano, di sottomano e di volo. Le bocce hanno bisogno di spettacolo e il tiro di sottomano ne offre da vendere”. Tra gli avversari più ostici menziona Andrea Bagnoli e Vincenzo Natale, ovvero “i più completi”. Presto un amico gli dedicherà un libro. Nel frattempo prosegue la sua esperienza con la Primavera-Città di Sora: “Siamo quinti e ho giocato in coppia con il campioncino Francesco De Vincenzo, che ho allenato in passato e di cui si sentirà parlare a lungo in futuro”.

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