Personaggi sportivi tra storia, poesia e letteratura

 

Le bocce sono uno sport popolare. Ma, proprio per questo, ci sia consentito di tentare un'operazione ardita, forse persino trasgressiva: accostare la figura di alcuni fra i più noti campioni a quella di alcuni personaggi della storia o della letteratura.

 

Un gioco innocente, sia ben chiaro. Per sorridere e fantasticare insieme.

 

Cominciamo da Maurizio Mussini. A noi è venuto in mente il paragone con Ulisse, non fosse per il fatto che l'highlander, ad un certo punto, si è dovuto allontanare dalla sua amata Itaca (la "Rinascita" di Budrione) e ha cominciato a vagare, senza però mai farsi catturare dalle affascinanti sirene incontrate nel corso di un travagliato peregrinare. Adesso, comunque, da un paio di anni, si trova di nuovo vicino a casa, in un "regno" all'apparenza dorato, inserito in una squadra dove Mussini - direbbero i latini - è "primus inter pares".

 

Di fianco a lui combatte da tempo il fido Luca Ricci: nonostante sia conscio di giocare in coppia con una vera e propria leggenda vivente delle bocce, Luca è comunque in grado di offrire con personalità un importante contributo tecnico. Ci ricorda Archie Goodwin. Per chi non lo ricordasse, Goodwin è l'assistente di Nero Wolfe, nato dalla penna dello scrittore statunitense Rex Stout. Ecco, Luca Ricci sta a Maurizio Mussini come Archie Goodwin sta a Nero Wolfe. Serio, scrupoloso, molto più di un semplice collaboratore: Ricci è l'altro braccio, che va a completare, se possibile, l'immensa abilità dell'highlander Mussini.

 

Per il milanese Marco Luraghi, l'unico paragone possibile è quello con Albert Einstein: la genialità è l'elemento che li accomuna. Certo, il teorico della relatività ha inciso in modo profondo sullo sviluppo della scienza e sul futuro stesso dell'intera umanità; ma, se ci si limita al settore boccistico, non si può negare che pure Marco Luraghi sia un genio "visionario", capace quasi sempre di prevedere lo sviluppo delle giocate e capace, soprattutto, di produrre colpi talvolta miracolosi, ai limiti della fisica. E poi, a proposito di Einstein, si dice avesse un carattere "fumantino", per l'appunto...

 

Quanto a Giampaolo Signorini, lo potremmo paragonare al re di tutti gli dei: Jupiter Zeus, la divinità suprema della religione e della mitologia romana. Mentre è in campo, infatti, Signorini spesso dispensa atteggiamenti e sguardi intesi a evidenziare, forse in modo incosciente, la propria superiorità nei riguardi degli avversari. D'altronde, i simboli di Jupiter Zeus sono il fulmine e il tuono: cadono dall'alto, proprio come le bocciate che, effettuate con indiscutibile talento e precisione dallo stesso Signorini, talvolta "inceneriscono" gli avversari facendoli scomparire dal campo di gioco.

 

In questa nostra giocosa disanima, non possiamo certo dimenticare Gianluca Formicone. Come noto, il soprannome affibbiatogli dagli appassionati di bocce è "Computer", ispirato alla sua incredibile regolarità, soprattutto nell'accosto. Pur tuttavia, noi riteniamo che, dopo la vittoria in occasione dei Campionati del Mondo a Tucuman, in Argentina, i riferimenti più corretti siano allo scrittore argentino Jorge Luis Borges e a Miguel Zotto, uno dei più grandi ballerini di tango, artista che, tra l'altro, esprime eleganza ed energia al tempo stesso.

 

Ha scritto Jorge Luis Borges: “Il tango, una volta, era un’orgiastica diavoleria, oggi è un modo di camminare”.

 

Gianluca Formicone, il tango figurato, sulle corsie di gioco argentine, l'ha imparato proprio bene.

 

E, come nel rapporto simbiotico tra Zotto e il tango, anche il "lavoro" sulle corsie di Formicone è una continua comunicazione tra il se stesso atleta e l'attrezzo/boccia, fino ad arrivare al momento del gesto tecnico e addirittura all'improvvisazione creativa nella tattica: così come il celebre ballerino segue la regia, la coreografia e la direzione luci dei suoi spettacoli, altrettanto si comporta sulle corsie di gioco Formicone, non lasciando nulla al caso. L'ha dimostrato proprio a Tucuman dove, per vincere, ha imparato in fretta il tango, interpretandolo però alla maniera italiana. E cos'altro erano i suoi accosti e le sue bocciate se non nuovi passi e movenze figurate di un ballo speciale?

 

Nella medesima occasione, a interpretare e a "ballare" altrettanto bene il tango è stata un'altra eroina del boccismo italico: Elisa Luccarini, pure lei iridata a Tucuman. Una personalità particolare, la sua, degna di essere paragonata a quella della poetessa statunitense Emily Dickinson, caratterizzata da un carattere complesso, venato da una fierezza irriducibile. Sensibile e intelligente, Elisa interpreta lo sport nella maniera più nobile. Nel corso dell'ultima incredibile tornata della finalissima mondiale, gli accosti di Elisa non sono stati null'altro che puro e semplice lirismo: accosti paradossalmente favoriti - si fa per dire - dalla tipologia di quelle corsie di gioco, con una specie di "canale" centrale che ha consentito alla nostra campionessa di inserire le quattro bocce in uno spazio ristretto: poco più di venti centimetri! La ripresa di quei suoi ultimi accosti rimarrà nella memoria collettiva ed è già diventato uno splendido spot per le bocce.

 

Chiudiamo questi scherzosi parallelismi citando, con grande piacere, Emiliano Benedetti. Il campione romano, a nostro avviso, è proprio come l'Araba Fenice: qualcosa di raro e particolarmente prezioso, in grado di rimettersi in gioco anche dopo alcune vicissitudini personali. L'oblio boccistico non sembra essere consono a Emiliano, trasformatosi di nuovo nel giocatore talentuoso che tutti conosciamo, pronto a posarsi, appunto come un'araba fenice, sull'albero sacro del boccismo di altissimo livello.

 

Insomma, appare del tutto evidente come i campioni del nostro meraviglioso sport boccistico sappiano suscitare riflessioni che vanno ben al di là del ristretto orizzonte sportivo.

 

Perché, in ogni caso, ricordiamoci che essere appassionati di bocce... è una vera fortuna!

 

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