Cinque titoli e un Mondiale da incorniciare per l’Italia U18 del volo che a Mersin – in Turchia – ha regalato giornate di puro spettacolo. Oro nella staffetta, oro nella coppia, oro nel tiro di precisione, argento nel tiro progressivo e nel combinato: un bottino che incrementa la forza del vivaio azzurro, oltre a certificare l’eccellente lavoro svolto dal commissario tecnico Carlo Pastre.

Tra i convocati, Francesco Costa. Il diciottenne, protagonista nella staffetta, ha finalmente coronato un sogno che inseguiva da tre anni. «Era la mia terza partecipazione a un Mondiale e questa volta volevo davvero vincerlo». Il trionfo è arrivato al termine di una finale perfetta, vissuta con il compagno di sempre, Nicolò Buniva. I due condividono non solo i campi da gioco, ma anche una lunga amicizia. «Quando ho capito che avevamo vinto – racconta Francesco – ho iniziato a ridere e piangere contemporaneamente. Cercavo Nicolò con lo sguardo: noi ci conosciamo da più di sette anni, siamo cresciuti insieme e farcela con lui al mio fianco è stato incredibile». Sul piano personale, l’emozione è stata amplificata grazie a una presenza speciale – quella del padre – per la prima volta sugli spalti. «Appena finita la partita sono corso ad abbracciarlo. È stato un momento intenso che porterò con me per sempre». Tornato a casa, la festa organizzata dalla sua società ha reso tutto ancora più speciale: «Ci hanno accolto con un’esplosione di gioia, tra musica, coriandoli e lunghi abbracci. E poi, nel mio paese, i nonni mi hanno aspettato con uno striscione e una scritta sull’asfalto. Mi sono davvero commosso».

A Mersin, accanto a lui, Nicolò Buniva. Nonostante la sua tenera età (16), ha dato prova di forza conquistando con due ori (staffetta e coppia) e un argento (tiro progressivo). Il suo bilancio complessivo non potrebbe essere più positivo: quattro titoli italiani e due mondiali in una sola stagione.
«La chiave – spiega – è stata la dedizione. Mi alleno con costanza e, prima del Mondiale, ho lavorato incessantemente per approdare nella miglior condizione possibile». Dietro la sua determinazione, un approccio serio e maturo allo sport: «In tutto ciò che faccio do sempre il massimo, è una mia caratteristica. Amo le bocce e cerco di migliorarmi ogni giorno». Nicolò ha soli sedici anni ma riesce a conciliare studio e allenamenti con grande organizzazione. «Mi alleno due o tre volte a settimana con le bocce e nei giorni liberi corro: serve per il fiato e la resistenza, fondamentali nella nostra specialità».
In finale nel tiro progressivo ha ceduto solo allo sloveno Hiti: «Ha avuto più freschezza, ha tirato una boccia in più di me. Certo, perdere dispiace, ma ne esco a testa alta». E per i successi, la dedica è chiara: «Alla mia famiglia, ai coach e a tutti quelli che mi sono accanto. Forse se qualcuno mi avesse detto che sarei tornato con due ori e un argento, non ci avrei creduto».

A condividere con Buniva la gioia del titolo nella coppia è stato Matteo Macario, 18 anni, di Mathi Canavese (Torino). Il suo entusiasmo è travolgente: «Vincere il Mondiale con Nicolò è stato meraviglioso. Ci conosciamo da quando siamo bambini e l’abbraccio dopo la vittoria è stato pieno di felicità e consapevolezza di essere riusciti nell’impresa». Per Matteo, però, la medaglia ha un significato ancora più intimo e profondo: «Questo oro è per mio nonno. È lui ad avermi trasmesso la passione per le bocce. Mi portava sempre con sé alla bocciofila e mi ha sostenuto in ogni passo. Gli avevo promesso che un giorno sarei diventato campione del mondo e finalmente ce l’ho fatta. Se fosse stato qui, probabilmente si sarebbe commosso: vincendo il titolo ho realizzato non solo il mio sogno, ma soprattutto il suo». Nel racconto dell’esperienza in Turchia emerge anche il valore del gruppo: «Abbiamo condiviso tutto: ogni giornata, ogni emozione. La complicità ci ha permesso di gestire efficientemente la tensione e la fiducia reciproca fa la differenza: in campo come nella vita».

Tra le nuove promesse del volo azzurro figura anche Mattia Rosati, al suo primo debutto mondiale. È stato lui a portare a casa l’oro nel tiro di precisione e l’argento nel combinato. «Non mi aspettavo la convocazione per la prova di precisione e vincerla è stato incredibile» confessa.
Subito dopo il successo, un’altra finale – quella del combinato – in cui ha sfiorato il bis: «Forse mi è mancata un po’ di lucidità, il troppo entusiasmo mi ha condizionato. Ma resta una bellissima esperienza».
Rosati sottolinea il rapporto speciale con il CT Pastre: «È sempre vicino ai giocatori, ci fa sentire a nostro agio e ci dà fiducia. Mi ha fatto i complimenti e si è detto orgoglioso del mio percorso».
E poi il tifo dei compagni, che non lo ha mai lasciato solo: «In finale li sentivo tutti dietro di me, pronti a incoraggiarmi. È anche grazie a loro se ho trovato la forza di arrivare fino in fondo».

Una rassegna indimenticabile per gli azzurri che fanno rientro in Italia con risultati di prestigio. È un gruppo di giovani talenti e, d’ora in avanti, saranno pronti a rispondere presente.

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