Un Mondiale intenso e ricco di emozioni per la Nazionale femminile di Pétanque, impegnata in Francia dal 9 al 12 ottobre. Nonostante un soddisfacente turno di qualificazione, l’Italia ha chiuso nona in classifica generale, fermandosi agli spareggi e mancando di poco l’accesso agli ottavi. Un risultato che lascia un po’ di rammarico, ma anche preziosi spunti per il futuro.

Tra chi ha vissuto questa esperienza con grande maturità c’è Sara Ferrera. La ventiduenne genovese, dopo l’esperienza di Roma, è tornata in campo per difendere i colori azzurri.
«Un po’ di delusione c’è, inutile negarlo» ammette. «Nella terna mi aspettavo un risultato diverso, ma queste esperienze servono proprio per crescere. Con la Germania abbiamo perso di misura, e questo brucia perché potevamo fare di più. Pensavamo di aver centrato la qualificazione ma, per una questione di classifica, siamo rimaste fuori dagli ottavi. Fa male, ma ci lascia anche la consapevolezza di essere sulla strada giusta»».

Un Mondiale, quello francese, che ha messo le azzurre di fronte a un contesto completamente diverso.
«Sono partita con la voglia di dare il massimo, ma so di non aver reso al cento per cento: tecnicamente ci sono stati errori e anche sul piano mentale c’è ancora da lavorare. È stata un’esperienza nuova anche dal punto di vista mediatico: maxischermi, microfoni, telecamere sempre intorno a noi… elementi che hanno reso tutto più intenso e coinvolgente. Il pubblico è stato fantastico: ci chiedevano foto, autografi, anche i bambini! In Francia la Pétanque è vissuta con un entusiasmo contagioso e l’atmosfera era davvero elettrizzante».

Per Monica Scalise, modenese, quello in Francia è stato un debutto da ricordare:
«Nel tiro di precisione non sono riuscita a qualificarmi per pochissimo, mi è mancata una sola bocciata» spiega. «Avevo lavorato tanto, e per questo non nego il dispiacere. In fase di riscaldamento avevo ottime sensazioni, ma la gara porta con sé dinamiche diverse.».
La convocazione in Nazionale resta però una delle emozioni più forti: «Indossare la maglia azzurra in una kermesse così prestigiosa è stato motivo di grande orgoglio. In terna, poi, la responsabilità è doppia: ogni tiro è importante e quando sbagli non pensi solo a te stessa ma anche al gruppo».
Un percorso formativo che, aldilà del risultato, le ha offerto nuovi stimoli: «È stata una grande esperienza: mi ha permesso di crescere e capire come poter affrontare al meglio le sfide di domani».

Più esperta invece Mariangela Arcesto, al suo secondo Mondiale, che ha vissuto la trasferta con la serenità di chi sa di poter dare un contributo importante.
«L’ho affrontato con tranquillità, ma anche con la speranza di arrivare sul gradino più alto» spiega. «Vincere è l’obiettivo di tutti, ma il gruppo è rimasto unito anche nei momenti difficili. Abbiamo dimostrato di valere e, nonostante il lavoro che ancora c’è da fare, le prospettive per il futuro sono ottime, soprattutto per le più giovani. Nella terna il risultato è stato amaro, ma nella Coppa delle Nazioni abbiamo ottenuto un bellissimo argento, perdendo solo contro la Malesia, che ha disputato una grande finale».

Un’esperienza che ha lasciato il segno, non solo dal punto di vista sportivo.
«Non capita tutti i giorni di confrontarsi con atlete di questo livello, in contesti così diversi dai nostri: cambia tutto, anche la filosofia di gioco. È stato un onore essere lì. Quest’anno abbiamo trovato persone cortesi, tifosi calorosi e un clima davvero positivo: ci hanno aiutato, sostenuto e incoraggiato in ogni momento».

Ora è tempo di riprendere fiato e guardare avanti.
«Mi prenderò un po’ di tempo per riposare e stare con la mia famiglia» conclude. «Non so per quanto ancora riuscirò a giocare, ma finché sarò in campo darò sempre il massimo. Queste esperienze danno motivazioni enormi per continuare a crescere: permettono di conoscere culture diverse, incontrare persone nuove e rafforzare legami nati in passato. Anche solo lo scambio di magliette e sorrisi con le altre delegazioni è qualcosa che resta nel cuore».

Chiude il racconto azzurro Vanessa Romeo, una vera habitué dei palcoscenici internazionali.
«Gioco a Pétanque dall’età di otto anni e questo era il mio quinto Mondiale. Dopo il bronzo in Cina nel 2017 e quello in Danimarca nel 2022, le mie aspettative erano più alte: puntavo al podio, anche perché a Roma, insieme a Sara, avevamo sfiorato la medaglia per soli sei punti. Sarebbe stata una bella rivincita. Devo riconoscere che in Francia il livello era altissimo e, con un pizzico di sfortuna, non siamo riuscite a centrare il risultato sperato».

Nonostante tutto, il bilancio resta positivo: «Sono contenta del Mondiale che ho disputato. L’intero team è stato di grande supporto: le mie compagne, il capo delegazione Flavio Stani e il CT Riccardo Capaccioni. È chiaro, si respirava un po’ di delusione, ma si sono comunque dimostrati felici per la nostra prestazione complessiva».

E ora, lo sguardo è già rivolto al futuro: «Mi prenderò un mese di pausa per ricaricare le energie e poi, da metà novembre, ripartiremo con il campionato di società. Giocherò per l’ABG e vogliamo conquistare quel titolo che ci è sfuggito lo scorso anno. È stata una stagione molto soddisfacente – ho vinto sia il titolo italiano individuale che quello a coppie – e spero che il 2026 porti nuove e grandi soddisfazioni. L’importante sarà non perdere mai entusiasmo e determinazione, elementi che da sempre mi contraddistinguono».

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