L’esperienza di Nassa: “I giovani bisogna prenderli per mano, boccia dopo boccia”

Mosè Nassa, figura di riferimento del movimento giovanile e uno dei volti più appassionati della Pétanque italiana, si racconta a cuore aperto.
Il suo percorso da tecnico comincia nel 2021 come vice della Nazionale Senior, poi nel 2022 il passaggio alla guida del settore giovanile, fino ad arrivare quest’anno a seguire anche la prima squadra.
“Sono un appassionato di bocce, ma più in generale di sport. Mi coinvolge tantissimo e i ragazzi mi danno ogni giorno nuovi spunti, soprattutto sul piano umano. Con i giovani bisogna avere pazienza: vanno presi per mano e accompagnati, boccia dopo boccia”.
Allenare un gruppo Under 23 e condividere con loro la gioia di un argento europeo rappresenta per Nassa una soddisfazione profonda.
“Sono felicissimo, più per loro che per me. Quando raggiungono un obiettivo vedo la gioia nei loro occhi, e questo per me vale più di ogni vittoria personale. Sono incentivato a fare sempre meglio, insegnando loro non solo la tecnica, ma soprattutto il rispetto per gli avversari e l’importanza di fare squadra”.
Il lavoro dietro a questo risultato è iniziato mesi fa, con stage e allenamenti mirati.
“A gennaio abbiamo organizzato uno stage e, essendo tutti della stessa zona, ci siamo ritrovati spesso per delle sedute specifiche. L’aspetto più delicato è la gestione della pressione: cerco di lasciarli liberi e rilassati, creando un ambiente sereno e armonioso. La gara va affrontata con lucidità, ma anche con la voglia di divertirsi. In finale abbiamo tenuto testa per più di un’ora, poi qualche errore ci ha penalizzato. I francesi sono stati bravissimi, tecnicamente superiori, ma i nostri ragazzi hanno dato davvero tutto”.
Per Mosè il ruolo del coach va spesso oltre l’aspetto sportivo.
“Non insegno solo bocce, ma anche educazione e rispetto, che sono valori fondamentali nello sport. Mi sento un po’ come un papà che accompagna i figli a scuola: loro hanno una grande considerazione nei miei confronti, mi seguono e si confidano. Cerco di dare sempre il consiglio giusto, anche se con gli adolescenti non è mai semplice: bisogna capirli e guidarli con delicatezza. Finora sono molto soddisfatto, sia per il comportamento che per i risultati”.
Il CT guarda al futuro con ottimismo e riconoscenza verso il gruppo che ha costruito:
“Abbiamo registrato una crescita importante. Il loro atteggiamento positivo mi dà energia e motivazione per migliorarmi ancora”.
Allenare giovani talenti significa anche imparare da loro:
“Imparo tantissimo dai ragazzi. Hanno una determinazione incredibile, vogliono raggiungere grandi obiettivi e basta spronarli per percepire in loro la giusta attitude. Mi colpisce la loro spontaneità: sono autentici, meno impostati rispetto agli adulti, e questo rende il lavoro insieme davvero speciale”.
Un legame forte – dunque – fatto di fiducia reciproca, passione e voglia di crescere insieme.
Perché, come ricorda Nassa, “nelle bocce — e nella vita — l’importante è non smettere mai di imparare e divertirsi”.