Il mondiale italiano di Feltre, del settembre 2011, ci regalò cinque medaglie, di cui una d'oro che da sola assunse un valore enorme. Perchè quello fu il mondiale di Marco Ziraldo, attuale quarantenne, uomo dei record (dieci italiani e 19 mondiali !), due titoli mondiali e due europei, un oro ai Giochi del Mediterraneo, sette scudetti, quattro Coppe Europa e quattro italiane.

 

PARTICOLARE - Per il friulano, “T-Rex” del tiro progressivo, tiranno e sovranno, ma antieroe per indole, atleta esemplare, in una specialità dove il talento può essere sublime, ma resta uno sterile dono del cielo se non è accompagnato dalla voglia e dalla capacità di soffrire, si è trattato del secondo trionfo iridato. Una vittoria tutta particolare.

 

Si – dice Marco – sono stati due titoli e due situazioni completamente diverse. Quello ottenuto a Nizza nel 2003 aveva un sapore prettamente sportivo. Una grande affermazione, rincorsa per anni, dopo sei titoli italiani in quella specialità. Eppoi era la prima medaglia d'oro iridata. A Feltre invece, al successo sportivo si è aggiunta tutta una serie di emozioni uniche. Sicuramente è stato più bello perchè giocavo in casa, con una marea di sostenitori, e soprattutto per la presenza dei miei familiari. Un cocktail entusiasmante“.

 

BORCNIK - L'avversario più temibile era lo sloveno Ales Borcnik, attuale miglior corridore della nostra serie A con i colori della Brb. “ In effetti – sottolinea Ziraldo – si mise subito in mostra con un 45 su 50, davanti al mio score di 42 su 49. Capii che sarebbe stato l'ostacolo da battere. Negli ottavi le cose si invertirono, e fui io a raggiungere quota 45, tirandone 48. Dai visi degli altri sette contendenti mi parve di intuire una certa tensione. A quel punto si trattava di scegliere i quattro atleti destinati a salire sul podio e a contendersi l'ingresso in semifinale. Stavolta toccò a Borcnik svettare con 44 bersagli, seguito dai miei 43, dai 42 del francese Micoud e i 39 del cinese Ma Dong. E qui si decise in parte il mondiale. La semifinale divenne il momento più difficile. Io partii bene con dieci su dieci. Sapevo che sarebbe stato vitale colpirne una in più di Borcnick. A differenza dello sloveno e del cinese, arrivai a tirarne 51, due in più di loro, e inaspettatamente lo sfidante per il titolo divenne a sorpresa Ma Dong, bravo a realizzare il suo miglior punteggio con 42 bersagli, tanti come i miei. Pur senza sottovalutare l'avversario, pensai che non potevo fallire. Dovevo anche riscattare l'argento della staffetta. Fu una partenza con trenta bocciate colpite di fila. Con l'urlo del pubblico ad accompagnare ogni mia bocciata. C'era il popolo friulano, c'erano le mie piccole Marta e Aurora, dovevo soltanto superare quella pressione, mantenere la freddezza...”.

 

Sul quarantaseiesimo bersaglio, di quarantanove, gli applausi si sono mescolati a urla, lacrime, abbracci, in un cocktail di emozioni indescrivibili. Anche Ma Dong sportivamente si è inchinato.

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