Noventa, società costretta prima allo spareggio salvezza ora invece salita al fianco delle grandi. Questa è la storia dell'innata passione delle bocce di Paolo De Tofffol che del Vicarage Road, stadio dell'inglese Watford, è approdato alla terra del bocciodromo di Noventa. Dopo quarant'anni dedicati al calcio, prima tra i pali, poi in veste di preparatore dei portieri, il 58enne bellunese è tornato al primo amore.

 

Con la divisa del Watford

 

“Prima di mettere i guanti da portiere – sottolinea De Toffol – giocavo a bocce negli allievi del Belluno, seguendo le orme di mio padre e mio cugino. Poi il calcio mi ha catturato; è diventata una professione, e alle bocce mi dedicavo a giugno, appena terminati i campionati“. 

 

E il salto in panchina?

 

“La Noventa è un po' casa mia, anche se abito a 70 chilometri, a Ponte San Nicolò. Per la Noventa sono stato tesserato per vent'anni ed ho accettato questa nuova avventura. Anche se vorrei tanto giocare; per me è una malattia . Lo scorso anno ho dovuto fare un po' di apprendistato. Non avendo ancora vissuto il campionato, e vedendolo giocare ogni tanto in streaming, ho incontrato qualche difficoltà. Ho dovuto imparare“.

 

Direi che ha imparato bene…

 

“Le bocce non sono più quelle di una volta. In serie A ci sono quasi tutti i migliori giocatori al mondo, e diventa importante la gestione del gruppo. Io non ho fatto miracoli. A questi livelli le bocce vanno interpretate in modo professionale. Quest'anno sta andando bene, ma io predico umiltà, lavoro, tranquillità, equilibrio. Occorre fare attenzione a non volare alti, perchè nello sport se poi si cade ci si fa ancora più male. Ecco perchè io rompo le scatole non quando si perde, ma quando si vince . Le bocce non sono uno sport di contatto come il calcio; se non hai qualità non vai lontano. Io ho portato la mia esperienza di tanti anni , i giocatori sono validi, però certi risultati si ottengono se dietro c'è una grande società; non si vince se non c'è un club importante che ti difende. La Noventa sta lavorando alla grande anche nel settore giovanile. E' questa la strada giusta. Sabato arriva la Borgonese, squadra tosta con ottime individualità. Quindi umili e pedalare“.

 

Ma cosa ha fatto sino all'altro ieri Paolo De Toffol?

 

“Ho esordito da portiere a Portogruaro con la maglia del Belluno. Una stagione e il trasferimento al Padova. Primo salto importante in serie B nelle file del Monza, il cui direttore generale era Adriano Galliani e direttore sportivo Alfredo Braida, a cui devo molto anche caratterialmente. Il ritorno a Padova nell'aprile del 1984 e da lì una serie nutrita di maglie, dalla Spal con Galeone, ancora Padova, Monopoli, con gli ottocento minuti di imbattibilità ed una partita straordinaria contro la Roma in Coppa Italia, e poi Casarano, Catanzaro, Baracca Lugo, Giorgione, Cittadella. Fu lì che maturai la decisione di dedicarmi alla preparazione dei portieri. Prima nel settore giovanile, poi in prima squadra. Nel 2001 la chiamata del Treviso. Tranne un intermezzo nel Vicenza in B, nella stagione 2004/2005, sono stato per otto anni nel club trevigiano come preparatore in prima squadra, con allenatori poi saliti agli onori della massima serie, come Marco Giampaolo. Siamo passati dalla C alla A. Nel 2009, fallito il Treviso, mi sono traferito alla Triestina. Due anni in B e il passaggio in A con il Cagliari di Roberto Donadoni. Appresso ancora in A con il Chievo, allenato da Sannino. Fu lui che, ingaggiato dal Watford, la squadra di Giampaolo Pozzo, patron dell'Udinese, mi chiese se volevo seguirlo in quella nuova avventura. Accettai. Da tredicesimi in Championship, la nostra serie B, siamo arrivati in Premier League due anni dopo. Un'esperienza fantastica, professionalmente; un altro mondo, un'altra cultura sportiva. Tre anni di Premier, l'ultimo con mister Mazzarri, e la decisione di rientrare a casa per il riacutizzarsi di problemi fisici al ginocchio. Lo sport fa bene, ma il calcio ti spreme. Ora collaboro ancora sia con il Watford che con l'Udinese. Ho mantenuto un buon rapporto con la proprietà“.

Con la maglia del Monopoli contro la Roma di Pruzzo

 

Ora anche se la panca non è più imbottita come quella del Vicarage Road, se il giallo-rosso-nero dei “calabroni” è diventato neroverde, e se l'urlo dei cinquantamila si è trasformato in semplice clangore di bocciate, Paolo De Toffol si diverte e gioisce ai colpi di Davide Sari e compagni, appiccando sui terreni di gioco fuochi già in sintonia con il primato e scrivere una nuova pagina della favola bella.

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