Il decreto legge per l’autonomia del CONI è arrivato in extremis dopo l’ultimatum del CIO (domani si riunisce l’esecutivo a Losanna, ndr) sulle sanzioni che sarebbero state assunte nei confronti dell’Italia sportiva e delle nazionali azzurre impegnate ai Giochi Olimpici di Tokyo, che si terranno nel 2021, posticipate di un anno a causa della pandemia.

“Sarebbe stata una follia non poter riparare a una situazione che si trascina da troppo tempo, che comunque non risolve il problema generale della governance istituzionale dello sport italiano – il commento del presidente della Federazione Italiana Bocce, Marco Giunio De Sanctis – Si tratta, però, di un primo importante tassello in un mosaico, ad oggi, intricato e da semplificare il più possibile con meno interlocutori istituzionali e con maggiore chiarezza quanto a ruoli e competenze. Servirebbe, inoltre, un maggiore supporto alle società sportive e Federazioni Sportive Nazionali in primis sia in termini economici che di semplificazione e sgravi fiscali”.

“Il CONI aveva diritto alla propria autonomia, come è previsto dalla Carta Olimpica – le parole di De Sanctis – Averlo depotenziato è stato un atto ingiusto, fuori da ogni logica. Restituire un minimo di autonomia al CONI era un dovere delle istituzioni governative che, seppur in extremis, hanno dimostrato di tutelare gli interessi reali del Paese in generale e del settore sportivo in particolare”.

“Sono parzialmente contento perché il decreto non esaurisce tutte le esigenze dello sport italiano – ha proseguito il presidente federale Marco Giunio De Sanctis – Tanti ancora i dubbi e le situazioni da risolvere, come quella, ad esempio, delle specifiche competenze tra Federazione Sportive Nazionali ed Enti di Promozione Sportiva”.

“La riforma dello sport italiano in atto ha un elemento estremamente positivo rappresentato dal minimo economico garantito, ma senza un CONI centrale, soprattutto per lo sport olimpico e di alto livello, e una struttura governativa, una soltanto, che si occupi di sociale e sport per tutti non si potranno mai raggiungere i risultati di altri Paesi, come quelli Anglosassoni, che a mio giudizio, sono all’avanguardia rispetto a noi quanto a cultura e pari opportunità”, ha concluso De Sanctis. 

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