La pandemia ha cambiato ogni aspetto della vita sociale. Il mondo delle bocce non ha fatto eccezione: il Covid-19 ha creato un prima e un dopo nelle vite di tutti.

La prima fase dell’emergenza sanitaria è stata drammatica per lo sport delle bocce: diversi i focolai scoppiati in alcune bocciofile, tantissimi i tesserati alle società affiliate alla Federazione Italiana Bocce colpiti dal Coronavirus, giovani e anziani, atleti più o meno noti e semplici appassionati.

“Il nostro mondo è stato duramente colpito dal Covid – ha avuto modo di spiegare più volte il presidente della Federbocce, Marco Giunio De Sanctis – Sono stati quasi 300 i tesserati che non ce l’hanno fatta a vincere la partita più importante della loro vita a causa della pandemia”.

Ci sono state, però, anche storie a lieto fine, come quella dell’80enne Antonio Riva, atleta e ct pluri iridato dell’Italbocce della Raffa, che è riuscito a guarire dopo essere arrivato sul punto di morte, “tanto da arrivare a salutare i parenti”, come ha dichiarato lo stesso tecnico di Verbania in un’intervista dopo la recente attribuzione, da parte del Coni, della Palma d’Oro al Merito Tecnico.

A sconfiggere il Coronavirus, durante la prima ondata, anche le sorelle Venturini, Virginia (più volte campionessa italiana) e Caterina (due titoli Mondiali all’attivo), giovani atlete del Volo.

Di storie come quella di Riva o delle sorelle Venturini ce ne sono state tantissime e, purtroppo, anche di quelle senza un finale bello da raccontare.

Le bocciofile sono centri di aggregazione unici nel proprio genere, dove convergono uomini, donne, normodotati, persone con disabilità, bambini, adolescenti, adulti e anziani. “Tra l’altro le bocce sono importanti per il processo di invecchiamento attivo – ha spiegato De Sanctis – che va a incidere sul benessere psico-fisico delle persone, andando a impattare positivamente sul sistema sanitario nazionale”. Facile intuire il grande ruolo sociale che esse svolgono.

Le bocce, però, colpite al cuore, hanno dimostrato la propria tenacia. Da un momento drammatico, la ripartenza già a fine maggio, da luglio invece le prime gare con il ‘restart’ caratterizzato da una manifestazione a Codogno, luogo simbolo della prima ondata della pandemia e in una società duramente colpita dal Coronavirus.

“La Federbocce, dopo i tre mesi di lockdown, nonostante sia stata funestata da morti e contagiati – ha affermato De Sanctis – è stata pronta a ripartire in sicurezza. Abbiamo trovato la collaborazione di dirigenti e atleti, che hanno ricominciato l’attività, rispettando tutti i protocolli federali, all’interno delle proprie bocciofile. Pur avendo dovuto sacrificare il Campionato di Società di Categoria della Raffa, solo per questioni legate alla sicurezza, siamo riusciti ad assegnare alcuni titoli italiani a squadre: giovanili e juniores di Volo e Raffa, i massimi campionati di Petanque, Raffa e Volo, maschili e femminili. Abbiamo visto premiate la nostra forza e audacia di riprendere l’attività agonistica”.

“Abbiamo trascorso un 2020 non bellissimo e ancora oggi, così come tutto il mondo dello sport, siamo costretti a enormi sacrifici – il commento del presidente De Sanctis – Con l’inasprimento delle decisioni governative è stata autorizzata solo l’attività di preminente interesse e, così, giocoforza, ci siamo dovuti adeguare, consentendo solo l’attività degli atleti di categoria A. Le nuove norme penalizzano i due terzi della popolazione boccistica, che praticano il cosiddetto sport per tutti, ovvero bambini, anziani, persone con disabilità e, in generale, le categorie più deboli. Sono obbligato a far rispettare le norme statali, pur non essendo d’accordo con esse, cercando di trovare qualunque margine possibile di ampliamento della nostra pratica sportiva”.

“Ci aspetta un 2021 difficile, ma la nostra speranza è poter far ripartire lo sport di base e quello aperto a tutti, il cuore della nostra e di altre discipline sportive – ha concluso il presidente federale – Sarà importante, dopo un anno difficilissimo, consentire alle persone di dare sfogo alle proprie passioni, tornando a praticare lo sport, conditio sine qua non per i corretti stili di vita”.

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